Daniele Corticelli

Welfare green

I risultati ottenuti sinora sono sconfortanti: modestissimo incremento della mobilità sostenibile leggera e della mobilità elettrica a fronte di investimenti anche di estremo rilievo.

 

Sono stati seguiti in modo dogmatico alcuni temi seppur privi di ogni concreto riscontro reale:

 

  • La mobilità è sostenibile quando è pubblica e collettiva :

Quindi promozione agli abbonamenti bus a prescindere dal tipo di mezzo utilizzato , per lo più vecchio inadeguato e inquinante. Accento ideologico che nulla ha risolto in quanto la mobilità pubblica ha il limite del "punto a punto " e quindi rimane non risolutiva per assolvere a questa esigenza , quindi non sostitutiva all'uso del mezzo privato.

 

  • La mobilità alternativa è sostenibile solo se di uso collettivo

Su questa base è stato promosso lo sviluppo del bike sharing e del car sharing come elementi salvifici , quando invece hanno un modestissimo valore complementare. Provate a garantire questa modalità ai passeggeri di un treno che arriva a Milano o Roma . Quante auto car sharing dovrebbero essere disponibili nei paraggi delle stazioni ? Probabilmente migliaia .....dove parcheggiarle ? Queste politiche hanno prodotto corpose perdite di gestione e sopravvivono soltanto per provvidenze . Pura ideologia !

 

  • La mobilità sostenibile ha necessità di infrastrutture per garantirne lo sviluppo

Viene artatamente individuata come mobilità sostenibile un unico mezzo , la bicicletta ( di per sé fortemente limitante per coprire le medie distanze , vero cuore della domanda di mobilità ) Si dimenticano altri mezzi più efficaci e compatibili con le reali necessità di spostamento come i ciclomotori elettrici , le minicar elettriche. Che essendo mezzi orientati al "punto a punto " confliggono con l'ideologia del trasporto collettivo . Gli investimenti si indirizzano quindi sulle piste ciclabili . Addirittura si pianificano ciclabili che colleghino capitali Europee ......Laddove gli investimenti pur corposi non sono sufficienti a completare i collegamenti cittadini , si disegnano imbarazzanti righe sull'asfalto delle strade e marciapiedi definendo le stesse piste ciclabili.

 

Il risultato sotto gli occhi di tutti è il fallimento di questa politica con grande spreco di denaro pubblico .

 

La mobilità leggera sostenibile in Italia è estremamente limitata , non è stato dato modo di sviluppare una industria del settore perché la ridotta domanda dei consumatori , che nei fatti non hanno avuto incentivi sufficienti per convertirsi alla mobilità sostenibile in quanto il paradigma investimenti in infrastrutture/ maggiore mobilità sostenibile era ed è una pura astrazione ideologica.

 

Altri Paesi in Europa , soprattutto la Francia hanno adottato politiche diverse . Hanno destinato le provvidenze pubbliche messe a disposizione per la conversione alla mobilità sostenibile , direttamente verso il consumatore . Hanno inoltre aperto a tutti i mezzi atti alla mobilità sostenibile , inclusi ciclomotori e minicar elettriche , in grado di coprire anche medie distanze e quindi alternative all'uso dell'auto a combustione.

 

La modalità che la Regione ER può attuare per una radicale indirizzamento verso la mobilità sostenibile è quella di destinare la maggior parte delle risorse disponibili per lo sviluppo della mobilità sostenibile a coloro i quali realmente decidono di utilizzare tali mezzi ovvero una legge che avvii un welfare ambientale destinato alla mobilità sostenibile.

 

Le provvidenze potranno essere erogate per il tramite delle imprese pubbliche e private che le trasferiscano ai propri dipendenti e collaboratori che utilizzino realmente questi mezzi per il tragitto casa lavoro.

 

Per allinearsi alle provvidenze erogate dalla Francia si può ipotizzare un contributo welfare dell'ordine di 100 euro al mese a coloro i quali optino per la rinuncia all'utilizzo di una automobile tradizionale per compiere il tragitto.

 

Alle imprese viene demandato anche il controllo sulla effettiva pratica , a partire dall'acquisto del mezzo . L'investimento operato dal dipendente a fronte della certezza di continuità della erogazione è la prima prova indiretta sulla intenzione di adempiere alle prescrizioni della legge

 

Si ribalta il paradigma: denaro direttamente erogato in modo stabile e continuativo .

 

Acquisto dei mezzi operati direttamente dai fruitori per garantirsi un " progetto provato di utilizzo " e poi un semplice sistema di verifica per il tramite delle stesse imprese che , vicine al loro dipendente sono in grado di controllare l'applicazione dei parametri che la legge fisserà , acquisendo la responsabilità esecutiva.

 

Un sistema di controllo tramite ispettori regionali che potrà a campione effettuare presso le imprese i necessari controlli tesi ad evitare possibili truffe.

 

Meccanismo facile ed in grado di garantire un risultato rilevante con grande velocità.

 

Il sostegno alla mobilità sostenibile diventa automaticamente welfare ambientale in quanto si riducono mezzi tradizionali a combustione.

 

Il costo che sostiene la Regione riduce prospetticamente altri costi futuri legati all'inquinamento e produce un immediato sostegno allo sviluppo di un settore industriale che potrebbe rappresentare un traino per l'intero Paese nel settore della mobilità leggera, producendo occupazione e alimentando ricerca e sviluppo di nuove tecnologie lite.

 

Il contributo diventa anche un importante sostegno alle famiglie a basso reddito in un momento di difficoltà ad incrementare i salari da parte del nostro sistema economico .

 

La proposta è quella di una legge Regionale che tramite una dotazione di 120 milioni di euro all'anno ( quindi una modesta frazione del bilancio regionale ) potrà garantire una conversione alla mobilità sostenibile di un 5% della popolazione che lavora ovvero quella che più si sposta .

 

Sarebbe un risultato di grande impatto , mai raggiunto prima d'ora.